La Gavetta del XXVI Btg. CC.RR.
Oggi, attraverso un umile oggetto come la “Gavetta” (o “Gamella”), quel recipiente che usavano i soldati ai tempi della guerra per il rancio, ripercorriamo non la storia di un militare ma bensì la storia di un Reparto dei Carabinieri Reali poco nota: il XXVI Battaglione Mobilitato Carabinieri Reali.
Un Battaglione di Carabinieri Reali dalla vita breve, nemmeno un anno. Un Battaglione appena presente nelle cronache della seconda Guerra Mondiale e che invece svolse un ruolo di un certo rilievo durante le drammatiche giornate della ritirata di Russia.
Ma procediamo con ordine:
Il XXVI Battaglione Carabinieri Reali Mobilitato venne costituito il 31 agosto 1942: il centro di mobilitazione è la Legione CC.RR. di Bologna. È un battaglione su due compagnie (ciascuna con tre plotoni e un autocarro leggero) e venne assegnato alla 156^ Divisione di Fanteria “Vicenza”, una Divisione costituita nel marzo 1942 come Divisione di occupazione. Il suo compito, e per questo gli venne assegnato un Battaglione di Carabinieri, doveva essere quello di presidio e controllo del territorio occupato ma il suo ruolo, una volta arrivata in Russia, cambiò nel giro di poche settimane: con i suoi reparti, come vedremo, si troverà rapidamente in prima linea.
Partito da Bologna l’8 ottobre 1942, il Battaglione arriva a Kupiansk (Ucraina orientale) il successivo 18 ottobre: a Kupiansk il Battaglione resta per una quindicina di giorni in servizio di retrovia, impegnato nella sorveglianza di un ponte ferroviario che era stato fatto saltare dai partigiani e che i tedeschi avevano riparato. Poi ancora più a est, a Starobelsk.
Tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, i giorni in cui inizia a profilarsi la grande offensiva sovietica che porterà alla drammatica ritirata delle truppe dell’Asse, i destini del Battaglione Carabinieri e della Divisione “Vicenza” si separano: la “Vicenza” viene assegnata al Corpo d’Armata Alpino e prosegue la sua marcia verso la zona di Rossosch, dove ha sede il comando degli alpini. Dopo pochi giorni i suoi battaglioni andranno in prima linea sul Don, dove prima erano quelli della Julia, spostati più a sud. Il XXVI Carabinieri viene messo alle dirette dipendenze dell’Armir (l’8a Armata, l’Armata italiana in Russia) e il giorno di Natale del 1942 stabilisce il suo comando a Belovodsk, una città ucraina che verrà a trovarsi lungo una delle principali direttrici della ritirata delle divisioni italiane.
In particolare alla fine di dicembre del 1942 e nei giorni tra il 12 e il 18 gennaio 1943 il XXVI Battaglione si trovò a contrastare, ostacolandola, l’avanzata delle truppe sovietiche nella zona di Belovodsk a ovest di Tschertkowo, la città attraverso la quale passarono migliaia e migliaia di soldati italiani in ritirata e la cui occupazione da parte dei russi avrebbe chiuso la sacca attorno ai reparti in ritirata senza lasciare concrete vie di fuga.
Il 26 dicembre i Carabinieri del XXVI entrano in azione a Kurjatschjewka contro due compagnie di sovietici. Il 30 dicembre, a Danilowka, distante 8 chilometri dal comando, vengono avvistati due carri armati che avanzano da sud ma, dato l’armamento leggero, non possono essere neutralizzati. Terminata la violenta sparatoria i sovietici ripiegano temendo, probabilmente, l’arrivo di rinforzi da Belovodsk.
Per alcuni giorni gli uomini del XXVI svolgono le normali attività di pattuglia senza entrare in contatto con il nemico. Tschertkowo invece è assediata. Vi sono circa 14.000 uomini, metà italiani e metà tedeschi, di cui solo 2500 in grado di combattere. Le forze sovietiche aumentano progressivamente, le case vengono sistematicamente distrutte, italiani e tedeschi subiscono perdite sempre maggiori.
La sera del 15 gennaio i fanti della 298^ Divisione tedesca aprono la strada verso ovest, verso Belovodsk, seguiti dalla lunga colonna del Blocco Nord della quale fanno parte i quasi 7.000 italiani.
Il compito dei Carabinieri del XXVI diventa così quello di cooperare per tenere aperto il varco e impedire l’accerchiamento dei reparti in ritirata.
Solo dopo due importanti scontri a Gamaschew e Bondarowka, i Carabinieri riescono a scongiurare il rischio di sfondamento verso Belovodsk e la colonna in arrivo da Tschertkowo non troverà i russi a Belovodsk.
Anche per i Carabinieri del XXVI si avvicina però l’ora della ritirata, dell’inizio di quella lunga e disperata marcia nella neve, inseguiti dalla fanteria e dai carri sovietici
L’importanza dell’azione sostenuta dai Carabinieri del XXVI in quei giorni del gennaio del 1943 verrà sottolineata dal Comandante Generale dell’Arma Azolino Hazon con il foglio n.117/55 R.P. del 31-3-1943 dell’Ufficio Situazione con il quale esprimeva “il suo personale vivo compiacimento per la valorosa condotta del Reparto”.
Molti anni dopo, nel volume dello Stato Maggiore dell’Esercito Le operazioni delle unità italiane al fronte russo 1941-1943, verrà sottolineato proprio il ruolo avuto dal XXVI nell’ostacolare “l’azione avversaria”. “A Belovodsk il XXVI Battaglione Mobile Carabinieri, rinforzato da elementi minori, aveva tenuto la difesa della località che sbarrava la via di Starobelsk… A Kupjansk ancora elementi del XXVI Battaglione (insieme ad altri reparti) avevano tenuto lo sbarramento della rotabile Valujki-Kupjansk”.
Per il XXVI la campagna di Russia continuerà fino a maggio. Destinato a Gomel, nell’attuale Bielorussia, il Battaglione passa alle dirette dipendenze del II Corpo d’Armata e svolge essenzialmente compiti di polizia militare come risulta dal diario dei Carabinieri di quel Corpo d’Armata.
Il rimpatrio iniziò l’8 maggio e dopo 6 giorni i Carabinieri furono in Italia. Il 3 giugno il Battaglione venne sciolto per essere ricostituito il 1° luglio e assegnato al Comando Forze Armate della Corsica.
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