La maschera polivalente – 1916
Il secondo tipo di maschera in ordine di tempo è la polivalente a protezione separata adottata nel marzo 1916 e studiata per proteggere il combattente da attacchi di molteplici gas venefici fra cui il fosgene, gli alogeni (cloro e bromo), gli idroacidi (acido cloridrico, bromidrato fluoridrico) e la maggior parte delle sostanze lacrimogene ed i composti arsenicali.
La maschera, ispirata ai modelli francesi, era costituita da un rettangolo di 64 strati di garza ripiegato su se stesso cucita in modo da formare una sorta di piramide aderente al naso mediante una lamina di piombo e assicurata sopra il capo e dietro alla nuca mediante coppie di fettucce in stoffa ed una elastica munita di fibbia per regolarne la lunghezza. A differenza della maschera monovalente questa non doveva essere impegnata impregnata con il liquido in quanto si conservava sempre umida. La protezione degli occhi era costituita da occhiali anti-lacrimogeni dotati di un cerchio di caucciù uniti per mezzo di una barretta flessibile a lamine traspiranti di acetilcellulosa.
Questo dispositivo di protezione presentava alcuni inconvenienti: la lentezza con cui si adattava al viso e la relativa lentezza nel legare le fettucce alla nuca, la separazione degli occhiali dalla maschera che allungava la messa in sicurezza del soldato e la non impermeabilità della sacca contenitrice che in caso di pioggia rendeva la maschera inutilizzabile.
Adottata nel marzo 1916 e distribuita l’esercito con circa 600.000 pezzi nell’ottobre 1916 non era già più in produzione.
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